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La valigia dei suoni

Arrivo dai bambini con la mia valigia rossa piena di strumenti, loro già la conoscono e fremono perchè io la apra.
La faccia di un bimbo emozionato, curioso e pieno di voglia di fare è una meraviglia che riempie di energia e mette sempre di buonumore.
Apriamo la valigia, tiriamo fuori tamburelli, piccole percussioni, sonagli, flauti a coulisse, lamine, piattini, xylofono, nell’entusiasmo che cresce.
E poi tiro fuori lei, la preferita, la campana tibetana. I bambini hanno un sacco di reazioni ben visibili quando ascoltano questo suono ancestrale, silenziosi e a bocca aperta. Tremano emozionati, si placano come al suono di una ninna nanna, chiudono gli occhi, e ovviamente vogliono provare a suonarla.
Un’ora di gioco, sperimentazioni solitarie e collettive, piccole conduction, suoni, rumori, canti e sussurri, piani e forti. Sorrisi, sfoghi di energia. Gioia e divertimento. Senza insegnare nulla, solo guidandoli nelle loro sperimentazioni e offrendo loro la possibilità di piccole/grandi esperienze. Alla fine non vogliono farmi andare via, e anche io resterei con loro per ore: sento il grande sorriso che ho stampato in volto.
Per me è il modo più bello di essere “insegnante di musica”: quello di far scoprire loro come suonare, semplicemente suonando insieme, prima ancora di insegnare delle tecniche. Trasmettere entusiasmo e passione, prima di imparare a fare una scala o leggere un pentagramma.
Ascoltare il silenzio prima di suonare.
Suonare, prima di imparare a suonare.

Improvvisazioni grafico-sonore

Per il secondo anno conduco un Laboratorio di improvvisazione presso la Scuola di Musica per Adulti del Conservatorio di Alessandria.
In realtà un vero e proprio laboratorio di creatività.
Questa sera erano in otto, tutti musicisti non professionisti. Anzi, alcuni sono diventati musicisti proprio iniziando il laboratorio. Lavoriamo insieme da un po’, alcuni è il secondo anno che mi seguono.
Ogni volta la serata prende una piega diversa a seconda degli stimoli che vengono fuori: il mio compito è solo quello di farli uscire e cercare di sfruttarli al massimo.
Stasera, qualcuno inizia a disegnare su una lavagna, e allora propongo il tema della serata: ognuno disegni una partitura grafica sulla lavagna, che verrà suonata subito dopo dal gruppo.
Otto effimere partiture per otto effimere interpretazioni/improvvisazioni: nessuna testimonianza se non dentro di noi.
Ognuna diversa l’una dall’altra, sia la partitura che l’improvvisazione: di intensità, creatività e magia senza pari. Senza dirsi niente, bastavano i disegni e i suoni.
Alla fine tutti carichi, sorridenti e quasi increduli.
Felici di aver creato qualcosa solo per noi, dal nulla.
Bello.