Arrivo dai bambini con la mia valigia rossa piena di strumenti, loro già la conoscono e fremono perchè io la apra.
La faccia di un bimbo emozionato, curioso e pieno di voglia di fare è una meraviglia che riempie di energia e mette sempre di buonumore.
Apriamo la valigia, tiriamo fuori tamburelli, piccole percussioni, sonagli, flauti a coulisse, lamine, piattini, xylofono, nell’entusiasmo che cresce.
E poi tiro fuori lei, la preferita, la campana tibetana. I bambini hanno un sacco di reazioni ben visibili quando ascoltano questo suono ancestrale, silenziosi e a bocca aperta. Tremano emozionati, si placano come al suono di una ninna nanna, chiudono gli occhi, e ovviamente vogliono provare a suonarla.
Un’ora di gioco, sperimentazioni solitarie e collettive, piccole conduction, suoni, rumori, canti e sussurri, piani e forti. Sorrisi, sfoghi di energia. Gioia e divertimento. Senza insegnare nulla, solo guidandoli nelle loro sperimentazioni e offrendo loro la possibilità di piccole/grandi esperienze. Alla fine non vogliono farmi andare via, e anche io resterei con loro per ore: sento il grande sorriso che ho stampato in volto.
Per me è il modo più bello di essere “insegnante di musica”: quello di far scoprire loro come suonare, semplicemente suonando insieme, prima ancora di insegnare delle tecniche. Trasmettere entusiasmo e passione, prima di imparare a fare una scala o leggere un pentagramma.
Ascoltare il silenzio prima di suonare.
Suonare, prima di imparare a suonare.
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(Italiano) Improvvisazioni grafico-sonore
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